Addio a Eugenio Borgna, psichiatra della gentilezza

Nei giorni scorsi ci ha lasciati a 94 anni lo psichiatra e scrittore di fama internazionale Eugenio Borgna. Il professore si è spento tra le mura della sua casa di Borgomanero, in provincia di Novara. Borgna, laureatosi in medicina nel 1954 e poi specializzatosi in psichiatria presso l’Università statale di Milano dove aveva tenuto una cattedra di clinica delle malattie nervose, era stato primario del reparto di psichiatria dell’ospedale di Pavia e poi, dal 1963, direttore del servizio psichiatrico dell’Ospedale Maggiore di Novara.

Lo psichiatra piemontese ha inaugurato un filone originale di approccio e cura ai pazienti psichiatrici, una sorta di “psichiatria dell’interiorità” in cui anche filosofia, arte e letteratura possono servire per penetrare i misteri della mente e alleviare la sofferenza del paziente. Sostenitore della riforma Basaglia, è stato tra i primi specialisti in Italia, come direttore del reparto femminile dell’Ospedale psichiatrico di Novara, ad eliminare ogni forma di coercizione. Già negli anni Sessanta aveva dato disposizioni perché le pazienti non fossero legate e potessero passeggiare liberamente all’interno delle strutture. Aveva preteso che non ci fossero inferriate alle finestre e che le porte non fossero chiuse. Scelte che allora avevano suscitato stupore e qualche opposizione, per quanti, operatori del settore, erano abituati a reparti invalicabili. Proprio Borgna inizia ad assumere gli infermieri e i suoi assistenti non in base a forza fisica e a capacità di difendersi, quanto piuttosto in base alla competenza, alla gentilezza e alla capacità empatica di entrare in risonanza con l’abissale sofferenza interiore del malato.

Per Borgna al centro di qualsiasi percorso terapeutico non c’era la malattia mentale, ma la persona con il suo vissuto, con le sue sofferenze e le sue grandi domande esistenziali. In questo senso Borgna si era formato sui testi e sugli insegnamenti di quel grande filone di pensiero e di cura che era la psichiatria fenomenologica che si rifaceva a Karl Jaspers, Eugene Minkowski e Ludwig Binswanger. Ma il professore, come s’è anticipato, non è mai rimasto limitato entro i rigidi confini di una sterile analisi psicopatologica, integrando quest’ultima sempre con altri linguaggi provenienti da filosofia, letteratura e poesia, capaci di scorgere e individuare qualche aspetto di quell’abisso che è l’interiorità umana.

Il focus del suo lavoro è sempre stata la sofferenza femminile nelle forme della depressione, della schizofrenia e delle manie ossessive, con le sue peculiarità emotive. Ecco il suo interesse per le grandi donne della filosofia e delle letteratura che ne illuminavano l’operare. Sempre al suo fianco, la biografia e l’interiorità di pensatrici, scrittrici e poetesse quali Antonia pozzi, Simone Weil, Etty Hillesum, Maria Zambrano, Emily Dickinson.

Una vita dedicata alla cura della follia attraverso l’ascolto, il dialogo senza fine con i pazienti non come prassi clinica ma come stile di vita, verso un rispetto autentico che si nutre di parole ma anche e soprattutto dei silenzi e dell’ascolto. Quest’ultimo, secondo lo psichiatra, deve animare le nostre vite e le nostre relazioni, per cogliere le emozioni balenanti che attraversano la nostra e l’altrui interiorità. Così Borgna riusciva ad entrare in risonanza con le persone che incontrava, non solo in contesto clinico, ma in ogni relazione che si trovava a vivere. Persino le interviste, come quella che lo scrivente ebbe l’onore di fargli qualche anno fa, diventavano dialoghi, sempre animati da indicibile cordialità, che esorbitavano le domande per giungere ad un confronto profondo, che si sarebbe voluto non finisse mai.

Chiunque si sia imbattuto in almeno una delle sue numerosissime pubblicazioni, non è potuto rimanere indifferente al traboccare della mitezza e dalla gentilezza che emergeva dalla sue parole delicate, capaci di accarezzare l’anima del lettore.

L’ultima pubblicazione “L’ora che non ha più sorelle. Sul suicidio femminile” è stata editata pochi giorni prima della sua morte. Ultimo libro che per stile e contenuti si pone come sigillo all’opera di un’intera vita.

Alessandro Tonon

 

L’articolo è stato pubblicato sul settimanale L’Azione in data 19 dicembre 2024.

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