Ambiente, appello alle coscienze

Il 26 ottobre ricorre il secondo anniversario della tempesta Vaia che ha devastato in maniera indelebile il territorio del triveneto, mietendo 8 vittime e causando oltre 2 miliardi di euro di danni. Con l’occasione e alla luce dei violenti temporali che si sono abbattuti sull’Italia nordorientale in questi ultime settimane causando inondazioni, frane, smottamenti e decessi, è quanto mai urgente e imprescindibile riportare l’attenzione sulla crisi ecologica che travaglia l’intero pianeta.

Inutile ricordare qui quanto gli scienziati da diversi lustri affermano con forza: le attività antropiche stanno creando una grande instabilità nell’ecosistema, incidendo su di esso in maniera negativa. Dalle previsioni di qualche tempo fa, stiamo passando alle evidenze riscontrabili. Le estreme conseguenze delle nefaste azioni umane si stanno rivelando con una forza degna di scenari apocalittici devastanti nel loro tragico portato, al punto da minacciare l’esistenza stessa dell’uomo e di altre specie animali e vegetali. Per limitare e contenere simili fenomeni naturali ciò che l’uomo può e deve operare è anzitutto una rivoluzione etica interiore, legata ad un senso di responsabilità individuale e collettiva. Un’etica della responsabilità che orienti ad agire, concretamente, per uno sviluppo economico sostenibile ed uno stile di vita quotidiano più attento, più accorto e più previdente.

Il tempo è compiuto. Il report del panel delle Nazioni Unite, a seguito del summit coreano dell’ottobre 2018, sul riscaldamento globale e il cambiamento climatico parla di circa 12 anni di tempo per investire in azioni concrete e politiche attive volte a limitare la degenerazione catastrofica dell’unico pianeta che abbiamo a disposizione. Due anni sono già trascorsi. Noi uomini e donne del tempo presente – ciascuno con le proprie singole scelte individuali quotidiane – siamo posti dinanzi ad una sfida fondamentale e inaggirabile per il presente e per l’avvenire del pianeta e con esso dell’intero consorzio umano. Il futuro della Vita dipende fortemente da come decideremo di agire da qui in avanti. Per questo è fondamentale rieducarsi ed educare ad un’etica della responsabilità. Questo rinnovato senso etico si deve fondare sulla previsione degli effetti che le nostre singole e comunitarie azioni potranno avere nell’immediato presente e nel futuro che, anche se non sarà più il nostro, sarà quello dei nostri figli e dei nostri nipoti. È necessario e indifferibile avere in vista il futuro delle generazioni a venire, evitando che si annulli la vivibilità sulla terra a causa di una potenza umana scatenata, predatoria, frutto di un delirio di onnipotenza che risponde alle logiche di un mercato che, trainato solamente dal profitto, dimentica l’uomo e con esso l’ambiente del quale non è padrone ma dovrebbe essere ospite discreto, “giardiniere” competente e avveduto.

Il grido – nostro malgrado ancora inascoltato – si leva dalla natura, ferita dalla noncuranza degli uomini. Il pessimo stato di salute in cui abbiamo ridotto l’ambiente si configura come un appello, imprescindibile, che viene posto al singolo e all’intera comunità umana. Ognuno è chiamato ad essere custode attento e lungimirante del vivente che fonda nell’oggi la sua possibilità d’esistere domani. È necessario risvegliarsi dal torpore, scuotersi dalla superficialità, dall’assenza di pensiero critico che ci rendono ciechi e incapaci di pre-vedere le conseguenze di determinate modalità operative.

Dinanzi al pericolo imminente di annullare la vita è necessario e, allo stato dei fatti urgente, unire le migliori risorse e competenze umane per perseguire concretamente uno sviluppo sostenibile e integrale. La sfida è educativa, etica ed esistenziale, prim’ancora che politica, poiché in palio c’è la vita stessa nella sua multiforme essenza. Nella mai abbastanza ripresa enciclica Laudato sì, papa Francesco scriveva con coraggio: “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?”. L’appello è rivolto a coloro che hanno ruoli politici e amministrativi importanti, ma anche a ciascuno di noi nel proprio agire quotidiano, affinché la coscienza non si inaridisca e la ragione non si assopisca.

Articolo pubblicato in data 22 ottobre 2020 sul settimanale L’Azione.

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