Riscoprire l’incontro autentico tra esseri umani

L’analisi dei fenomeni umani e sociali del nostro tempo condotta con attenzione e profondità testimonia una crescente difficoltà nell’incontrare autenticamente l’altro da sé. Il delinearsi di questo particolare orizzonte relazionale si declina in modi e forme diverse.

 

La paura dell’altro

 

Il primo, certamente, è riconducibile alla paura dell’altro che, in quanto altro, incarna e rappresenta la diversità rispetto a noi. Una differenza che fatichiamo a riconoscere anzitutto in noi stessi e che per questo non riusciamo ad accogliere nel momento in cui ci si pone dinanzi dall’esterno. L’altro, in quanto differente e sconosciuto, ci intimorisce e questo timore crea diffidenza, distanza sociale e una tendenza a identificarlo come diverso e portatore di potenziali pericoli. Se questa tendenza è presente da diverso tempo va registrato come essa si sia inflazionata a partire dal traumatico evento pandemico che ha contribuito a rinforzare – seppure per ragioni necessarie – la componente della paura dell’altro, potenziale portatore di un ospite inquietante, tanto pericoloso quanto letale, identificandolo con la minaccia e con l’angoscia di morte.

 

L’utilitarismo

 

Un secondo aspetto nel quale si declina questa decadenza è l’inclinazione utilitaristica dei rapporti umani. In molti casi le relazioni si stabiliscono considerando l’altro da sé come semplice mezzo per raggiungere i propri scopi legati al godimento immediato, alla soddisfazione di bisogni, al conseguimento di risultati personali o professionali. In questo senso le relazioni sono intese in maniera clientelare, secondo un’ottica economica e commerciale anche quando, in realtà, le condizioni non lo prevedono e non lo richiedono. L’altro da sé non viene intenzionato come soggetto ma come oggetto in vista di fini ulteriori che rimandano la motivazione della relazione al soggetto dalla quale si è originata, un soggetto vincolato alla sua volontà di potenza.

 

Connessioni virtuali

 

Altro fattore che determina la crisi dell’incontro umano è la sostituzione crescente dello stesso con le connessioni virtuali. In questa direzione si possono costruire contatti, reti informatiche ma certamente non si possono costruire relazioni con l’altro basate sulla conoscenza reale. Quelli virtuali sono potenziali veicoli di incontri reali se non si arrestano alla dimensione del metaverso.

 

L’altro come fine

 

La crisi dell’autentico incontro umano si può contenere e superare recuperando l’idea che le relazioni si costruiscono riconoscendo innanzitutto ciò che è altro e diverso dentro noi stessi, che ci spaventa, ci turba e che quindi dobbiamo integrare in noi. In seconda battuta è fondamentale rifarsi ai fondamenti etici dell’incontro che rimandano all’idea che l’essere umano va trattato sempre come nobile fine in sé e mai come semplice mezzo. In ultima analisi è importante considerare che l’incontro reale con l’altro si nutre di presenza, di anime incarnate che si riconoscono non solo a livello fisico o psicologico ma anche e soprattutto a livello spirituale, nella loro essenza profonda.

 

Articolo pubblicato sul quadrimestrale di Banca della Marca  Insieme con fiducia – n°90 2023.

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